Passa ai contenuti principali

Post

KANT: CRITICA DEL GIUDIZIO E GIUDIZIO TELEOLOGICO

Per Kant inoltre esistono due tipi di giudizio: il  giudizio determinante e il giudizio riflettente. Kant  intende per giudizio determinante un giudizio di conoscenza delle leggi scientifiche e mentre si da questo giudizio si determina l'oggetto preso in esame. Kant parla invece di giudizio riflettente quando l'uomo ha una riflessione su un oggetto. Dopo il giudizio determinante l'animo umano vuole andare avanti sul piano della conoscenza non limitandosi alla conoscenza scientifica di un oggetto e questo Kant lo chiama giudizio teleologico quando appunto l'uomo vuole capire se la natura ha un fine o è solamente una cosa meccanica.
Post recenti

KANT: CRITICA DELLA RAGION PRATICA

Continuando poi su questo percorso dobbiamo quindi soffermarci sul significato di connotazione denotazione ovvero del dare le caratteristiche di una determinata cosa è dell’indicarne un'esemplare. Proviamo così a parlare della critica della ragion pratica in cui si esalta l'uso regolativo della ragione in quanto nel campo della filosofia morale la ragione umana riesce a fare ciò che non è riuscita a fare nella filosofia speculativa ovvero della conoscenza ed è questo il carattere formale dell'etica kantiana al quale si legano le tre domande fondamentali che Kant si pose per tutta la vita: 1.        Che cosa posso conoscere? 2.       Che cosa posso sperare? 3.      Che cosa devo fare? A queste domande Kant cerco di dare una risposta partendo dal fatto che l'uomo può conoscere solo il mondo fenomenico e alla terza domanda ovvero che cosa devo fare Kant risponde che esiste una legge morale dentro di noi che ci indica cosa sia più giusto fare. Dunque, solo la ragione pura p

KANT: CRITICA DELLA RAGION PURA

  KANT Immanuel Kant che nacque nel 1724  è stato uno dei più importanti filosofi e pensatori occidentali dell'età moderna, nonché grande esponente dell’Illuminismo tedesco che scrisse l’opera: la critica della ragion pura. In questa opera Kant esaminò i fondamenti e i limiti della conoscenza umana per delineare un’epistemologia capace di legittimare razionalmente le conquiste della scienza moderna.    La critica della ragion pura è divisibile in tre parti: 1.        estetica trascendentale 2.       analitica trascendentale 3.      dialettica trascendentale Nella  dialettica trascendentale  Kant cercò di fare con la metafisica ciò che Galilei e Newton avevano fatto con la fisica, ovvero rivelare la verità della natura, così la metafisica avrebbe dovuto aiutare Kant nel rivelare la verità su Dio e sulla creazione dell'universo. Per fare ciò Kant affermò che bisognava portare la ragione davanti a un tribunale per capire quali fossero le vere possibilità che la ragione umana ha di

HUME

  Hume  era fermamente convinto che la maggior parte delle filosofie sino ad allora esposte e conosciute, fossero profondamente fragili e illegittime.  Bisognava, a suo parere, fondare un nuovo “pensiero” che avesse finalmente per oggetto la natura umana , non più analizzata in modo grossolano e astratto, ma su base sperimentale. Ciò a cui  Hume aspirava era diventare, nel campo della  “scienza” della natura umana , ciò che era stato Newton  per la fisica.  Secondo  Hume , basandosi sull’ osservazione  e sul  metodo scientifico  si sarebbe finalmente potuto accedere alla reale  comprensione dell’uomo in tutti i suoi aspetti  (conoscitivi, morali , politici ecc): un’operazione fondamentale e urgente in quanto tutte le altre scienze “dipendono in qualche modo dalla natura dell'uomo”.    Questa “ nuova scena del pensiero ” richiedeva, dunque, una totale abiura di qualsiasi approccio metafisico , per abbracciare invece una visione genuinamente e radicalmente empiristica. In prosecuzion

LOCKE: STATO LIBERALE

John Locke però, fondatore e massimo esponente dell'empirismo, una corrente filosofica che sostiene che l'uomo conosca solamente attraverso l'esperienza e che la realtà si basa sulla razionalità, fonda il liberalismo e quindi in contrapposizione con la teoria dell'assolutismo di hobbes, in cui secondo lui per trovare la pace all'interno di uno stato bisogna prima rispettare i diritti naturali inalienabili e non limitarli, diritti inalienabili come ad esempio il diritto alla libertà, alla vita, di parola, di scelta, di religione e soprattutto di proprietà privata. Locke fa della proprietà privata un diritto naturale in quanto la terra è stata donata agli uomini da Dio, a tutti gli uomini e quindi i beni naturali appartengono a tutti e come tutti i diritti, la proprietà nasce da un dovere, il dovere di mantenersi in vita e di provvedere alla famiglia. Inoltre, si dice essere un diritto naturale sia perché inscritto nella natura umana e anche perché lo riconosce anche

HOBBES: LO STATO ASSOLUTO

La società civile secondo Hobbes, quindi, è fondata sul patto di unione che consiste nel fare azioni a scopo di fare bene comune. Ma ciò non è ancora sufficiente, poiché la convergenza di molte volontà verso un solo scopo non basta per garantire una situazione sicura e stabile. Infatti, serve “il patto di sottomissione”, grazie a cui gli uomini conferiscono tutto il proprio diritto e la propria forza a un singolo o ad un'assemblea, in grado di ridurre i diversi colori a una sola volontà. Dai due patti a origini dello Stato o leviatano in cui il potere attribuito all'autorità che ha il compito di emanare e di far rispettare le leggi per hobbes deve essere assoluto. Allo stato assoluto il filosofo del nome di leviatano, il mostro Marino di cui si parla nel libro di giobbe nell'antico testamento per simboleggiare il potere del sovrano che è immenso. Hobbes fece raffigurare il re, infatti, come un individuo sovrumano, dotato delle teste di una moltitudine di uomini, quasi a mos

LO STATO DI NATURA: HOBBES

Secondo hobbes l'uomo è un essere materiale dotato di una ragione intesa come facoltà calcolatrice e mossa da desideri egoistici. Contro la concezione aristotelica dell'uomo come” animale politico”, Hobbes afferma che gli individui non possiedono un naturale istinto  socievole o amorevole verso gli altri, essendo piuttosto dominati da sentimenti quali il bisogno e il timore. Tali passioni caratterizzano per lui lo stato di natura, la condizione originaria antecedente alla formazione della società, in cui regna la guerra di tutti contro tutti, in essa infatti ogni persona mira a procurarsi ciò che serve alla propria sopravvivenza e autoconservazione, perseguendo il proprio bene a scapito di quello altrui. Insomma, in tale contesto non esiste limitazione al diritto dell'individuo, in quanto ciascuno può possedere, usare e godere di tutte le cose che vuole e che sono a portata di mano; dunque, è inevitabile la sopraffazione reciproca in cui ognuno è nemico dell'altro avend