Passa ai contenuti principali

HOBBES: LO STATO ASSOLUTO






La società civile secondo Hobbes, quindi, è fondata sul patto di unione che consiste nel fare azioni a scopo di fare bene comune. Ma ciò non è ancora sufficiente, poiché la convergenza di molte volontà verso un solo scopo non basta per garantire una situazione sicura e stabile. Infatti, serve “il patto di sottomissione”, grazie a cui gli uomini conferiscono tutto il proprio diritto e la propria forza a un singolo o ad un'assemblea, in grado di ridurre i diversi colori a una sola volontà. Dai due patti a origini dello Stato o leviatano in cui il potere attribuito all'autorità che ha il compito di emanare e di far rispettare le leggi per hobbes deve essere assoluto. Allo stato assoluto il filosofo del nome di leviatano, il mostro Marino di cui si parla nel libro di giobbe nell'antico testamento per simboleggiare il potere del sovrano che è immenso. Hobbes fece raffigurare il re, infatti, come un individuo sovrumano, dotato delle teste di una moltitudine di uomini, quasi a mostrare tangibilmente questa concentrazione di tutti i poteri nelle mani di una sola persona. Insomma secondo hobbes per arrivare alla pace tra gli uomini bisogna introdurre uno stato assoluto, il leviatano, che come ho detto prima ha un potere assoluto, ovvero che non ha mai un termine se non per la morte del re, costringe all'obbedienza delle leggi ma non è tenuto a rispettarle, a pieno controllo delle azioni e delle opinioni dei sudditi che non sono altro che gli individui e quindi noi persone, coincide con la legge e stabilisce i criteri del giusto e dell'ingiusto e inglobando il potere religioso, hobbes infatti avvertì fortemente il problema del potere religioso, che nell'epoca in cui viveva lui era estremamente importante, secondo lui sia nella chiesa anglicana e in quella cattolica vendeva una grave minaccia per l'unità e la forza dello Stato, considerando le religioni una delle fonti principali della sedizione delle guerre civili. I cattolici, sostenendo la subordinazione del potere temporale a quello spirituale, tendevano a porre dei freni all'assolutismo monarchico, gli anglicani d'altro canto teorizzando l'obbligo per i cristiani di realizzare il Regno di Dio sulla terra, tendevano a analogamente a confondere i due poteri e ad instaurare un regime teocratico. Secondo hobbes i motivi che rendono preferibile la monarchia sono in primo luogo, l'assenza di motivi di credere che il re agisca per il proprio interesse privato a scapito di quello pubblico: nessun re, infatti, può trovare giovamento dalla povertà o dall’insicurezza dei sudditi. In secondo luogo, il re può prendere le sue decisioni in totale segretezza, mentre nei gruppi più numerosi le fughe di notizie sono inevitabili, in tal modo informazioni importanti possono raggiungere il popolo e provocare dissensi dannosi al bene comune. Ma il motivo decisivo che deve far propendere per la monarchia, per hobbes, consiste nel fatto che, in altri regimi, il potere di imporre le leggi non è ascritto a un'unica autorità e dunque si assiste a un continuo esplodere di conflitti che possono sfociare nella guerra civile, il monarca, invece, è unico e non può dissentire da se stesso spinto da invidia o interesse. Tuttavia il potere del sovrano non è privo di limiti, infatti il re non può emanare ordini che mettono a repentaglio la vita o l'incolumità dei cittadini. I sudditi hanno sottoscritto un patto e si sono sottomessi al re per preservare e proteggere la propria incolumità: essi, dunque, hanno il diritto di disobbedire nel caso in cui comandi loro di uccidersi, ferirsi, mutilarsi, non resistere a chi li assale o minaccia di morte. Inoltre, il suddito non è tenuto a testimoniare contro se stesso in un processo penale né a partecipare a un'azione militare pericolosa se teme della propria vita e se tale partecipazione non è comandata dal sovrano come cosa necessaria per la conservazione della pace, infatti il suddito non può rifiutarsi di andare in guerra, in quanto si tratta di difendere legittimamente la patria assalita da un aggressore esterno. 

 

 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

BACONE: IL POTERE DELLA SCIENZA

  BACONE Bacone ritenne che lo scopo della scienza sia il dominio sulla natura al fine di assicurare all'uomo il miglioramento delle condizioni di vita, ovvero sapere è potere. Inoltre, ritenne che l'uomo debba affrancarsi dal principio di autorità e la superstizione assieme ai pregiudizi che ostacolano la conoscenza da cui viene la dottrina degli idoli. Idoli della tribù: derivano dal fatto che gli uomini interpretano le cose in base ai propri schemi mentali o bisogni idoli della spelonca: derivano da ereditarietà, educazione e ambiente idoli della piazza: derivano dall'uso arbitrario o inappropriato delle parole idoli del teatro: derivano dalle dottrine delle diverse scuole filosofiche perciò la scienza doveva adottare un nuovo metodo induttivo articolato in 1.      Osservazione dei fenomeni 2.      raccolta dei dati nelle tavole 3.      prima ipotesi  4.      prove di verifica ed esperimento cruciale secondo lui inoltre occorreva prendere a modello la società ideale dell

CARTESIO: COGITO E DUBBIO IPERBOLICO

DAL DUBBIO METODICO ALL’INTUIZIONE DEL COGITO Cartesio. Il metodo del Dubbio e la certezza del Cogito Secondo Cartesio bisognò ricreare l’edificio del sapere, e per fare ciò vi formulò 2 modi: 1)puntellare quello già esistente, sanare le crepe più grosse e rinforzare i pilastri più importanti 2)   demolirlo e poi ricostruirlo, l’edificio del sapere devo poggiare su basi solide, non si può solo rinforzarle, bisogna dare al sapere un fondamento solido quindi scientifico: matematica. La scienza deve essere alla portata di tutti senza la presunzione di essere autosufficienti:il confronto dei risultati giova alla ricerca e alla conoscenza. Cartesio cercò l’unità del sapere conferito dalla matematica: le branche del sapere non devono essere separate fra loro ma  devono essere messe in relazione dall’ordine matematico, tramite rapporti quantitativi. La ricerca secondo Cartesio si fa in due modi: 1)INTUIZIONE: metodo in cui cogliamo in maniera immediata senza premesse, passaggi intermedi e con

LA CITTÀ DEL SOLE

LA CITTÀ DEL SOLE  La città del sole è un'opera filosofica del frate domenicano calabrese Tommaso campanella, scritta mentre era in carcere a Napoli, dopo il processo seguito alla rivolta da lui ordita contro il governo spagnolo. In esso viene descritto il percorso educativo cui vengono sottoposti gli abitanti della città ideale, un percorso che inizia tre anni e prosegue per tutta la vita. Si tratta di un'educazione enciclopedica, che spazia dalle lingue alle arti meccaniche, dalla matematica e dalla medicina alla pratica dei mestieri più vari, senza tralasciare l'esercizio fisico l'attività manuale. Complessivamente emerge una visione critica della cultura tradizionale e un'esaltazione della conoscenza scientifica e del lavoro manuale. Nella città del sole nulla è lasciato al caso, neppure il modo di vestire. I bambini fin da piccoli sono stimolati a una vita sobria, rigorosa, priva di AGI e mollezze. Agli anziani è affidata alla custodia dei bambini dai tre ai 7