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LO STATO DI NATURA: HOBBES

Secondo hobbes l'uomo è un essere materiale dotato di una ragione intesa come facoltà calcolatrice e mossa da desideri egoistici. Contro la concezione aristotelica dell'uomo come” animale politico”, Hobbes afferma che gli individui non possiedono un naturale istinto


 socievole o amorevole verso gli altri, essendo piuttosto dominati da sentimenti quali il bisogno e il timore. Tali passioni caratterizzano per lui lo stato di natura, la condizione originaria antecedente alla formazione della società, in cui regna la guerra di tutti contro tutti, in essa infatti ogni persona mira a procurarsi ciò che serve alla propria sopravvivenza e autoconservazione, perseguendo il proprio bene a scapito di quello altrui. Insomma, in tale contesto non esiste limitazione al diritto dell'individuo, in quanto ciascuno può possedere, usare e godere di tutte le cose che vuole e che sono a portata di mano; dunque, è inevitabile la sopraffazione reciproca in cui ognuno è nemico dell'altro avendo come unico pensiero di offendere l'altro prima di essere offeso. Probabilmente Hobbes pensava a tutto ciò in quanto nei tempi drammatici in cui egli viveva gli uomini prendevano con sé le armi e si facevano accompagnare preferibilmente da qualcuno che li potesse proteggere e quando la notte andavano a dormire chiudevano a chiave tutte le porte e in casa mettevano i propri averi in una cassaforte. In Inghilterra, infatti, c'era una situazione alquanto critica e per questo scrisse una dottrina su come dovrebbe essere uno stato di pace. Secondo Hobbes, pertanto, se gli uomini vogliono sopravvivere devono evitare la lotta indiscriminata di tutti contro tutti e porre dei freni al proprio diritto soggettivo e alla illimitata libertà di ciascuno E quindi rinunciare al diritto naturale e incondizionato che presieda la soddisfazione dei propri desideri. A tal fine, la ragione suggerisce una serie di massime, cioè delle leggi naturali, tra cui Hobbes annovera in primo luogo la rice rca della pace. Da questa legge fondamentale deriva la seconda massima, in base alla quale ogni uomo deve rinunciare volentieri al proprio diritto su tutte le cose, accontentandosi di avere tanta libertà rispetto agli altri quanto è concessa a agli altri rispetto a lui. Una volta che poi ognuno ha rinunciato al proprio diritto naturale, si verifica l'uscita dello Stato di natura, attraverso un compromesso o patto che vincola i contraenti, ossia tutte le persone. Ovviamente i patti devono essere rispettati sennò si ridurrebbe a parole vacue e gli uomini resterebbero nello stato di guerra. 

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